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Diritto d'autore

Capita molto spesso, ai nostri giorni, di imbattersi nel termine “Diritto d’autore”. Nell’era dei media si fa un uso frequente di questa espressione. Trovando una definizione, il diritto d’autore è un istituto giuridico, all'interno del diritto privato, che ha lo scopo di tutelare i frutti dell'attività intellettuale attraverso il riconoscimento all'autore originario dell'opera di una serie di diritti di carattere sia morale, sia patrimoniale (da Wikipedia).

Quindi viene riconosciuta una tutela per l’attribuzione all’autore di un’opera intellettuale o artistica, ammettendone i meriti e garantendo anche dal punto di vista patrimoniale la tutela dei diritti sull’opera stessa. Gli autori, dal canto loro, sono perennemente impegnati nella lotta a tale riconoscimento, e tutti universalmente sono concordi nel dichiarare la legittimità di tale diritto, cioè vedersi attribuire la paternità di un’opera, artistica, intellettuale o d’ingegno che sia.

Eppure, a Dio, autore dell’intero creato, questo diritto spesso non viene attribuito né tanto meno viene riconosciuto tale diritto. Eppure l’opera stessa parla per l’autore: la gente che annualmente va a visitare il museo del Louvre a Parigi, pur non avendo mai conosciuto il grande Leonardo da Vinci, ammirando la “Gioconda”, riconosce come autore il genio toscano, apprezzandone le qualità e le virtù, ma a Dio, che come operato ha creato tutto il mondo materiale e spirituale dall’origini, non solo non gli viene riconosciuto il merito di tutta questa grande opera, ma addirittura ne viene messa in dubbio persino l’esistenza.

La Sacra Scrittura ci dice che il creato stesso parla del proprio Autore:

«I cieli raccontano la gloria di Dio e il firmamento annuncia l'opera delle sue mani.» (Salmo 19:1)

È davvero singolare, che l’uomo accetti di credere all’autore di un bel quadro, dipinto secoli prima, senza averlo mai visto o conosciuto e si rifiuti di applicare lo stesso principio nei confronti del proprio Creatore, negandone l’esistenza o spiegando la propria origine con teorie strampalate di antichi alieni, brodi primordiali, big bang e chi più ne ha più ne metta.

Ci sono uomini, invece, che con profonda riverenza e rispetto per Dio, come il Re Davide, ne decantano le virtù, riconoscendo la grandezza di Dio nel compiere la Sua opera:

«O SIGNORE, Signore nostro, quant'è magnifico il tuo nome in tutta la terra! Tu hai posto la tua maestà nei cieli. Dalla bocca dei bambini e dei lattanti hai tratto una forza, a causa dei tuoi nemici, per ridurre al silenzio l'avversario e il vendicatore. Quand'io considero i tuoi cieli, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai disposte, che cos'è l'uomo perché tu lo ricordi? Il figlio dell'uomo perché te ne prenda cura? Eppure tu l'hai fatto solo di poco inferiore a Dio, e l'hai coronato di gloria e d'onore. Tu lo hai fatto dominare sulle opere delle tue mani, hai posto ogni cosa sotto i suoi piedi: pecore e buoi tutti quanti e anche le bestie selvatiche della campagna; gli uccelli del cielo e i pesci del mare, tutto quel che percorre i sentieri dei mari. O SIGNORE, Signore nostro, quant'è magnifico il tuo nome in tutta la terra!» (Salmo 8).

Questo mancato riconoscimento è dovuto unicamente al disprezzo dell’autorità, per giustificare la propria immoralità, si nega l’esistenza dell’unico che può giudicare l’operato dell’uomo perché è al di sopra di esso, essendone il creatore, così come ben descrive l’Apostolo Paolo:

«L'ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ingiustizia degli uomini che soffocano la verità con l'ingiustizia; poiché quel che si può conoscere di Dio è manifesto in loro, avendolo Dio manifestato loro; infatti le sue qualità invisibili, la sua eterna potenza e divinità, si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo essendo percepite per mezzo delle opere sue; perciò essi sono inescusabili, perché, pur avendo conosciuto Dio, non l'hanno glorificato come Dio, né l'hanno ringraziato; ma si sono dati a vani ragionamenti e il loro cuore privo d'intelligenza si è ottenebrato. Benché si dichiarino sapienti, sono diventati stolti, e hanno mutato la gloria del Dio incorruttibile in immagini simili a quelle dell'uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili. Per questo Dio li ha abbandonati all'impurità, secondo i desideri dei loro cuori, in modo da disonorare fra di loro i loro corpi; essi, che hanno mutato la verità di Dio in menzogna e hanno adorato e servito la creatura invece del Creatore, che è benedetto in eterno. Amen.» (Romani 1:18-25)

L’uomo è inescusabile: la mano dell’Architetto Divino è ben visibile attraverso la natura, e ancor di più, alla luce delle più recenti scoperte scientifiche riguardo l’universo intero, è ben distinguibile, il disegno, il progetto realizzato da Dio, al pari di un progetto di un qualsiasi dispositivo elettronico moderno, che con le caratteristiche e le funzionalità, mostra l’intelligenza che lo ha concepito e progettato.

Ma a volte, pur di voler giustificare o far approvare la propria condotta immorale, è più facile negare l’evidenza: ci vuole molta più fede a non credere, piuttosto che credere in Dio e nella Sua opera.

In fondo, Dio, attraverso la Scrittura che ci ha tramandato, altro non desidera che possa essere riconosciuto il Suo “diritto d’autore”, per la creazione, per la vita donata all’uomo e per la salvezza che Lui stesso ci ha provveduto. Siamo ben disposti a lodare gli uomini per le loro opere, seppur limitate, ma trascuriamo di lodare Dio, per la grande opera che ha realizzato, ossia tutto il mondo materiale, l’universo, ogni forma di vita. Soffermiamoci a contemplare i bellissimi “quadri” della natura, opera del Dio Onnipotente, e impariamo a lodare Dio per quello che ha fatto.

Diamo sempre per scontata la nostra esistenza, come un atto dovuto, ma abbiamo mai ringraziato Dio per la nostra nascita? Abbiamo ringraziato Dio per la vita che ci ha donato?

Giuseppe Goffredo Ventura