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Come affrontavano i primi cristiani le pandemie?

Scorrendo le pagine della Bibbia, troviamo numerosi esempi di come Gesù guariva i malati. A volte li purificava dalle loro malattie semplicemente pronunciando una parola, mentre in altre circostanze, imponeva loro le mani, estirpando la loro malattia e riportandoli in piena salute.

Come seguaci di Gesù, noi cristiani abbiamo una chiara direttiva: obbedire alla regola d’oro, facendo agl’altri quello che ci aspettiamo facessero a noi stessi (Matt. 7:12) e amare il nostro prossimo come noi stessi (Giov. 13:34). Questo significa aiutare gli altri, anche a rischio della nostra salute, ed è quello che stanno facendo oggi nella pandemia che stiamo vivendo, e che hanno in passato vissuto in altri grandi disastri della storia.

La pandemia del Covid-19, che stiamo vivendo ai nostri giorni, è comprensibilmente spaventosa per molti credenti, infatti la malattia colpisce l’apparato respiratorio, si diffonde rapidamente e ha un alto tasso di mortalità. Tuttavia questi rischi, non stanno fermando molti cristiani dal rimanere in prima linea nella lotta alla malattia, provvedendo assistenza sanitaria, forniture di cibo e medicine, controllando e curando amici, vicini, anziani e malati. Pur prendendo le dovute precauzioni con i dispositivi di sicurezza, come le mascherine, i guanti o altri dispositivi protettivi, sanno che la risposta giusta a questo male non è la paura, ma curare e mettersi al servizio degl’altri, prima che a sé stessi. Il coronavirus non è l’unica malattia che hanno fronteggiato i cristiani nel corso della storia. Basta ricordare la peste Antonina o la pandemia influenzale del 1918, in cui i seguaci di Gesù, hanno guadagnato la loro reputazione di compassione e misericordia.

I cristiani dei primi secoli, offrirono il loro supporto, quando la Peste Antonina uccise un quarto dell’impero Romano, propagata dai soldati romani al rientro da una campagna militare contro i Parti (165-181 D.C.).
All’inizio i capi Romani perseguitarono i cristiani, ritenendo che l’epidemia era la punizione divina perché i cristiani non rendevano omaggio ai loro dei pagani. Ma essi fallirono, in quanto il popolo iniziò ad avere sentimenti positivi verso i cristiani e ben presto nel cristianesimo nel suo insieme, perché molti pagani fuggirono per proteggere la propria vita, mentre i cristiani, in obbedienza alle loro responsabilità, si presero cura dei malati, fornendo cibo, acqua e tanta altra assistenza. Il loro aiuto, ha gettato le basi per l’accettazione e l’ascesa del cristianesimo. Inoltre, la loro enfasi posta sulla vita dopo la morte, ha portato un significato e una speranza a un popolo che era in crisi.

Un centinaio di anni dopo (249-262 D.C.), i cristiani svolsero un ruolo anche più intenso in aiuto alle vittime della peste di Cipriano, dal nome di un vescovo tunisino che ne descrisse la malattia. La peste causò così tante vittime che i credenti di allora, ritenevano fosse giunta la fine del mondo. Ancora, i cristiani fecero quello che potevano per aiutare i malati, sacrificando persino le loro stesse vite per prendersi cura dei malati, sia credenti che non credenti, sempre con lo stesso fervore. Questa peste non solo stava segnando il declino dell’impero romano, ma portò, con la risposta di fede dei credenti, a far diffondere la cristianità come mai prima.

Durante il medioevo, i cristiani reagirono in molti modi alla peste bubbonica o alla ben peggiore epidemia, chiamata “la Morte Nera”, che presentandosi con bolle scure, piene di pus e sangue, aveva spazzato via un terzo della popolazione europea di allora in soli 5 anni. Questa fu causata probabilmente, dal crescente numero di navi commerciali che rientravano in Europa dai paesi del Medio-oriente e dall’Estremo-oriente nel XIV Secolo D.C. il panico di allora, generò diverse reazioni: alcuni cristiani, evitandosi gli uni con gli altri, chiusero le loro botteghe, abbandonarono il loro lavoro, scapparono dalle città cercando di mettersi in salvo; molti sacerdoti, rifiutarono di eseguire le estreme unzioni per i morenti.

Altri, videro nella peste, una punizione divina e cominciarono a camminare scalzi per le strade vestiti di sacco, gridando a Dio per il perdono. Altri si fustigavano con fruste di cuoio o con punte di ferro. Presto attaccarono anche le chiese, altri si volsero contro popoli dalle altre fedi religiose, come causa dell’epidemia. Ma molti cristiani, ancora una volta, sacrificarono le loro vite per prendersi cura dei malati, facendo quello che potevano, per vivere concretamente il comando di Cristo di servire con amore. Alla fine, la morte nera fece il suo corso, sebbene si ripresentò nel corso dei secoli.

In un esempio molto significativo di guida Cristiana, Martin Lutero, che iniziò la Riforma Protestante, rifiutò di fuggire nel 1500 quando la peste bubbonica colpì Wittenberg in Germania. Lutero scrisse un influente trattato: “Se è lecito fuggire da una pestilenza mortale” ricordando le parole di Gesù (Matt. 25:41-46) «fui … malato e in prigione e non mi visitaste», stimolando così i credenti a restare uniti nella cura e nell’amore per il prossimo.

Altri eventi pandemici, come la Febbre Gialla, il colera, videro i cristiani sempre in prima linea, nel prestare soccorso e nel curare i malati. Il loro messaggio di amore cristiano e di speranza, in particolare enfatizzando il “non temere” e la verità che la vita eterna attende coloro che credono in Gesù Cristo, ha sostenuto sia i credenti che i non credenti, di allora come così anche oggi.

Anche allora, così come oggi in risposta al Covid-19, molte comunità reagirono con la chiusura pubblica delle scuole, delle imprese, delle chiese e altri centri di aggregazione. Invece di adorare in grandi folle, molti cristiani si riunivano in case private, come fecero gli apostoli e i credenti del I Secolo D.C. I credenti, al verificarsi delle pandemie, sono i primi a rispondere nel prendersi cura dei malati, mettendo a repentaglio anche la propria stessa vita ed esponendo a rischi la propria salute.

Le Sacre Scritture sono piene di esempi e di direttive sull’aiutare quelli che sono malati, infermi o incapaci di curare sé stessi (Matt. 25:38-40; Giov. 13:14; Filippesi 2:3-4; Matt. 7:12; Giov. 13:34; Luca 4:40; Matt. 4:23; Matt. 8:16).

Confortiamoci nel sapere che Dio è stato con il Suo popolo sin dall’inizio, attraverso lotte e sofferenze; Egli è vicino ai Suoi figli e ne ha cura. Portiamo le nostre preoccupazioni al Signore, perché Egli è presente e consapevole, e troveremo riposo nella Sua grazia e nella Sua pace.