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Affronta i tuoi giganti

Nella nostra vita quotidiana, ci sarà capitato a volte di dover affrontare situazioni molto difficili, come una grave malattia, un problema familiare serio, dei problemi economici, o prendere delle ardue decisioni, stravolgere la nostra vita e tante altre situazioni che hanno messo a dura prova la nostra serenità.

In quei frangenti, ci siamo sentiti così piccoli di fronte a queste problematiche, quasi come a sentirci sommersi, sovrastati, annichiliti. In quei momenti è come se un gigante compaia dinnanzi la nostra vista, minacciandoci e spaventandoci con le sue insidie. Una situazione molto simile, è stata vissuta dal popolo di Israele in battaglia contro i Filistei. La Sacra Scrittura ci parla di un “campione” di nome Goliat, un energumeno di circa 2,90mt che, terrorizzando l’esercito Israelita, lanciava quotidianamente una sfida al popolo di Dio, chiedendo di battersi con un uomo solo, scelto tra le fila dei soldati del re Saul (1 Sam. 17:8-10). Prendendo in prestito una espressione di un noto spot pubblicitario, tutti avremmo in quel momento pensato: “Ti piace vincere facile!”. Solo la descrizione dell’armamentario di quel gigante, incuteva timore all’esercito (1 Sam. 17:5-7). Chiunque di noi, al posto dei soldati Israeliani, se la sarebbe data a gambe levate, per fuggire via da quella minaccia. Questa è pure la nostra tendenza, quando nel cammino della nostra vita, si presentano dinnanzi a noi questi “giganti”, ossia questi problemi quasi insormontabili che ci affliggono, togliendoci spesso pure il sonno notturno.

Ma proseguendo nella lettura del testo biblico, viene introdotta una figura chiave, quella del giovane Davide, che da grande sarebbe stato poi il re più amato di Israele, il più giovane di 8 figli di Isai. Infatti, nella narrazione di questa vicenda, è un perfetto esempio di come gli uomini, in particolare i credenti, dovrebbero reagire alla vista di questi “giganti” minacciosi, che tormentano le nostre vite.

I tre figli maggiori di Isai, erano impegnati nell’esercito Israelita, quindi il loro padre mandò il loro giovane fratello al fronte, per portare delle provviste. In quella occasione, le orecchie del giovane Davide, udirono le minacce e le bestemmie di questo Goliat, ormai lo spauracchio del popolo di Dio. Quale fu la sua reazione?

Le sue parole ben presto arrivarono fino al re Saul: «Nessuno si perda d’animo…» (1 Sam. 17:32). Le parole di quel gigante infastidirono Davide, perché stavano offendendo il Dio che egli amava profondamente, tanto da spingerlo a reagire e a volerlo affrontare personalmente in battaglia. Qualcuno, considerando la sua giovane età potrebbe interpretare queste sue parole come un gesto di sconsideratezza, tipica dell’età giovanile, frutto di un’incoscienza incapace di calcolarne le conseguenze, fuori da ogni logica umana. Davide aveva avuto esperienze similari col suo gregge, quando per preservare una delle sue pecore, affidategli da suo padre, aveva dovuto affrontare bestie pericolose, come un leone e un orso (1 Sam. 17:34-35). Ma il segreto del coraggio del giovane Davide era un altro, egli era consapevole che in quelle spiacevoli vicende, era il SIGNORE che amava a liberarlo da quei pericoli (1 Sam. 17:35), quindi era fiducioso che lo stesso Dio, lo avrebbe aiutato e protetto nello scontro con quel gigante minaccioso. Come credenti, avere la consapevolezza di avere al nostro fianco il Dio creatore del Cielo e della Terra, l’Onnipotente, Colui a cui niente è impossibile, dovrebbe essere l’elemento cardine del nostro coraggio per affrontare qualsiasi difficoltà si presenti nella nostra vita. Gesù espresse un concetto molto chiaro ai suoi discepoli: «…Nel mondo avrete tribolazione; ma fatevi coraggio, io ho vinto il mondo» (Giov. 16:33). L’essere credenti, non ci sottrae alle avversità della vita, spesso usate come arma di scoraggiamento dal nostro nemico (1 Pietro 5:8-9). Se pensiamo di affrontare da soli le nostre paure, è chiaro che partiamo sconfitti prima ancora di intraprendere la battaglia. Il nostro coraggio deve avere la sua fonte, non nelle nostre capacità umane, ma nella nostra ferma convinzione che a combattere a fianco a noi c’è il Dio che tutto può e che ci rende vittoriosi grazie alla nostra fede in Lui, alla nostra fiducia in Lui verso le Sue promesse.

Convinto Saul, Davide doveva essere preparato alla battaglia, quindi il re di Israele, cercò di far indossare a questo giovane intrepido la sua armatura e il suo armamentario, che invece non faceva altro che intralciare i movimenti del ragazzo (1 Sam. 17:38-39). Se è Dio a combattere per noi, non importa con quali risorse affrontiamo la battaglia contro i nostri giganti, non sono esse a renderci vittoriosi, ma è la presenza di Dio nella nostra vita a fare la differenza, e questo Davide lo sapeva bene, perché come armi, scelse il suo bastone da pastore, cinque pietre lisce scelte nel torrente (una per Goliat e per ogni eventuale ritorsione di ogni parente del Filisteo – cfr. 2 Sam. 21:15-22) e la sua fionda. Ripieno della sua fede in Dio, Davide si presentò di fronte al suo avversario, ma invece di indietreggiare o scappare via, come avevano fatto tutti gli altri soldati di Israele, per nulla intimorito gli stava dinnanzi, nonostante l’enorme mole e l’equipaggiamento bellico ben diverso dal suo. Agl’insulti del suo avversario, Davide, ripieno di zelo, di fede e in difesa del buon nome del suo Dio, si rivolse al Filisteo in questi termini: «Tu vieni verso di me con la spada, con la lancia e con il giavellotto; ma io vengo verso di te nel nome del SIGNORE degli eserciti, del Dio delle schiere d'Israele che tu hai insultate. Oggi il SIGNORE ti darà nelle mie mani e io ti abbatterò; ti taglierò la testa, e darò oggi stesso i cadaveri dell'esercito dei Filistei in pasto agli uccelli del cielo e alle bestie della terra; così tutta la terra riconoscerà che c'è un Dio in Israele, e tutta questa moltitudine riconoscerà che il SIGNORE non ha bisogno di spada né di lancia per salvare; poiché l'esito della battaglia dipende dal SIGNORE ed egli vi darà nelle nostre mani» (1 Sam. 17:45-47).

Davide, di fronte alla difficoltà, non indietreggiò, anzi come il suo nemico si avvicinava, lui gli andava incontro. Questo giovane servo di Dio, mostrava una maturità spirituale e un amore verso il suo Dio senza eguali, aveva compreso, nonostante la sua giovane età e la sua poca esperienza, che l’esito della sua battaglia dipendeva da Dio, non contava sulla sua forza, ma sulla forza incommensurabile del suo Dio, capace di fargli sconfiggere un avversario così spaventoso con una pietra e una fionda (1 Sam. 17:50). Un bellissimo esempio per tutti noi credenti, nell’imparare a confidare quotidianamente nell’immenso potere del nostro Creatore, riponendo la nostra attenzione non alle scarse risorse umane che possediamo, ma a considerare quello che possiamo fare con esse, se le riponiamo nelle mani sapienti del nostro Dio. Le prove, le difficoltà, le tribolazioni non mancheranno mai nella vita di noi credenti, ma quello che farà la differenza sarà la nostra disposizione d’animo sul come affrontarle. Scapperemo o fuggiremo dinnanzi alle difficoltà, nel tentativo di affrontarle con le nostre forze, oppure, similmente a Davide, affronteremo il tutto con uno Spirito ripieno di fede in Colui che può fare ogni cosa, che ci rende capaci di abbattere i giganti che si presentano di fronte alla nostra vita con una modestissima pietra? Fuggiremo alla vista dei nostri giganti da affrontare o li guarderemo negl’occhi, consapevoli che l’esito della battaglia dipende da Dio?